La storia di Vincenzo Costanzo, giovane ricercatore che dopo 17 anni all'estero, torna in Italia per combattere i tumori.
«Mi sono laureato in medicina alla Federico II di Napoli», racconta Vincenzo Costanzo. «Dopo la laurea, per il dottorato, ho avuto la possibilità di lavorare negli Usa, alla Columbia University». Lì, Vincenzo fa una serie di scoperte chiave in campo biochimico sui meccanismi con cui il Dna, nel momento in cui le cellule si moltiplicano, si può danneggiare, per fattori ambientali o di metabolismo, causando tumori e invecchiamento.
«In particolare, ho scoperto il ruolo chiave di un gene, che si chiama Atm, che in qualche modo 'sorveglia' le rotture del Dna che causano possibili perdite di informazione genetica e conseguente rischio di insorgenza di tumori». Una scoperta di notevole valore che gli vale pubblicazioni sulle più importanti riviste scientifiche e, dal 2004, un posto a Londra come direttore di un laboratorio di ricerca al London Research Institute del Cancer Research Uk, a stretto contatto con un paio di Nobel come Tim Hunt e John Gurdon.
Fino ad adesso, al rientro in Italia, all'Ifom di Milano, l'istituto di oncologia della Firc, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro. «A Londra ho avuto modo di apprezzare la formazione dei ragazzi del nostro Paese: il 50% dei ricercatori con cui lavoravo lì erano italiani. Anzi, devo dire che i nostri studenti hanno una marcia in più, contrariamente a quanto si crede comunemente, con una formazione davvero solida», racconta.
«Devo dire che non bisogna dare troppa enfasi al fenomeno dei cervelli che lasciano l'Italia: è importante lo scambio e la possibilità di condividere esperienze con gli altri». Con i fondi della Armenise-Harvard – 200mila dollari annui per un periodo fino a cinque anni – insieme ad altri finanziamenti Airc, Vincenzo darà lavoro a una decina di persone, laureati, dottorandi, ricercatori. «Ci sono molte solide candidature. E anche qui all'Ifom la comunità scientifica è fortemente internazionalizzata, con un quarto di ricercatori provenienti da 27 Paesi». Nel nuovo laboratorio si continueranno a studiare i geni coinvolti nello sviluppo dei tumori durante la replicazione del Dna.
Nessuno – assicura Vincenzo - gli ha mai detto «chi te l'ha fatto fare di tornare ora in Italia?»: «No, anzi. Le risorse e le strutture qui all'Ifom sono di altissimo livello. Anche nel nostro Paese ci possono essere le condizioni favorevoli per la ricerca. E l'originalità e la creatività sono una nostra caratteristica, anche in laboratorio. Basti pensare a geni come Fermi o la Montalcini...».
«In particolare, ho scoperto il ruolo chiave di un gene, che si chiama Atm, che in qualche modo 'sorveglia' le rotture del Dna che causano possibili perdite di informazione genetica e conseguente rischio di insorgenza di tumori». Una scoperta di notevole valore che gli vale pubblicazioni sulle più importanti riviste scientifiche e, dal 2004, un posto a Londra come direttore di un laboratorio di ricerca al London Research Institute del Cancer Research Uk, a stretto contatto con un paio di Nobel come Tim Hunt e John Gurdon.
Fino ad adesso, al rientro in Italia, all'Ifom di Milano, l'istituto di oncologia della Firc, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro. «A Londra ho avuto modo di apprezzare la formazione dei ragazzi del nostro Paese: il 50% dei ricercatori con cui lavoravo lì erano italiani. Anzi, devo dire che i nostri studenti hanno una marcia in più, contrariamente a quanto si crede comunemente, con una formazione davvero solida», racconta.
«Devo dire che non bisogna dare troppa enfasi al fenomeno dei cervelli che lasciano l'Italia: è importante lo scambio e la possibilità di condividere esperienze con gli altri». Con i fondi della Armenise-Harvard – 200mila dollari annui per un periodo fino a cinque anni – insieme ad altri finanziamenti Airc, Vincenzo darà lavoro a una decina di persone, laureati, dottorandi, ricercatori. «Ci sono molte solide candidature. E anche qui all'Ifom la comunità scientifica è fortemente internazionalizzata, con un quarto di ricercatori provenienti da 27 Paesi». Nel nuovo laboratorio si continueranno a studiare i geni coinvolti nello sviluppo dei tumori durante la replicazione del Dna.
Nessuno – assicura Vincenzo - gli ha mai detto «chi te l'ha fatto fare di tornare ora in Italia?»: «No, anzi. Le risorse e le strutture qui all'Ifom sono di altissimo livello. Anche nel nostro Paese ci possono essere le condizioni favorevoli per la ricerca. E l'originalità e la creatività sono una nostra caratteristica, anche in laboratorio. Basti pensare a geni come Fermi o la Montalcini...».
tr.
The story of Vincenzo Costanzo, a young researcher who after 17 years abroad, he returned to Italy to fight tumors.
este stories are upstream. Stories of a round, but especially for a return. And if now the 'brain drain' is a matter of fact, the paths contrary, those researchers who, after a period of research abroad in top-notch facilities, they have the chance to return to Italy in laboratories not less prestigious , will certainly be a news story.
It is the story of Vincenzo Costanzo, 39 year old researcher of Neapolitan origin, who - thanks to the program of the Foundation Career Development Award Armenise-Harvard - now has the opportunity to leave London and come to Milan, IFOM, to study the molecular mechanisms that are the base of the stability of the DNA, and therefore are involved in processes such as those of the development of tumors.
But it is also the story of Frederick Forneris, 35 year-old Cuneo, a researcher in biomolecular sciences that - thanks to the same program of the Harvard-Armenise - this year will have the chance to return from Holland to Italy in Pavia, here and install a laboratory of structural neurobiology for studying the mechanisms of synapse formation, the "joints" of the nervous system.
"I graduated in medicine at the Federico II University of Naples," says Vincenzo Costanzo. "After graduation, for the doctorate, I had the opportunity to work in the United States, Columbia University." There, Vincenzo ago a series of key discoveries in the field on the biochemical mechanisms by which the DNA, in the moment in which the cells multiply, they may damage, for environmental factors or metabolism, causing cancer and aging.
'In particular, I discovered the key role of a gene, called ATM, which somehow' monitors' breaks of DNA that cause the loss of genetic information and subsequent risk of cancer. " A discovery of considerable value that is the most important publications in scientific journals and, since 2004, a place in London as director of a research laboratory at the London Research Institute of Cancer Research UK, in close contact with a couple of Nobel as Tim Hunt and John Gurdon.
Until now, to return to Italy, IFOM of Milan, the Institute of Oncology of FIRC, the Italian Foundation for Cancer Research. "In London I was able to appreciate the training of young people of our country: 50% of the researchers with whom I worked there were Italians. Indeed, I must say that our students have an edge, contrary to what is commonly believed, with a really solid training, "he says.
"I have to say that one should not give too much emphasis to the phenomenon of the brain that leave Italy: it is important to exchange and the opportunity to share experiences with others." With funding from Armenise-Harvard - 200 thousand dollars per year for a period up to five years - along with other funding AIRC, Vincenzo will employ about a dozen people, graduates, graduate students and researchers. "There are many solid candidates. And here IFOM the scientific community is highly internationalized, with a quarter of researchers from 27 countries. " In the new laboratory will continue to study the genes involved in tumor development during DNA replication.
None - ensures Vincenzo - ever said "Who made you do now to get back in Italy?" "No, indeed. The resources and facilities IFOM here are top notch. Even in our country there may be favorable conditions for research. And the originality and creativity is one of our characteristics, even in the laboratory. Just think of genes as Fermi or Montalcini ... ".
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