I designer giapponesi scavalcano l'Italia al Pitti: “Giapponesi, solo onore niente social”.
Arrivare al Pitti è sempre come la quiete prima della tempesta. Prima o poi si arriva a fare la coda ai tornelli, l'energia della massa in attesa di scoprire le novità si avverte già all'entrata della Fortezza.
Buyer, stampa, espositori, mai come quest'anno il Giappone è stato protagonista, a livello di presenza, interesse e avanguardia nel design. L'evento più atteso, da tutta la stampa a dire il vero, era Tokyo Fashion Week in Italy, un résumé di tutti i migliori marchi famosi in Giappone che hanno un buon riscontro a livello mondiale. Nell'area dedicata Tokyo Vs. Italy al Lyceum, Yuichi Yoshii forte dei 15 anni di esperienza nel fashion business ha selezionato capi icona di 20 marchi e designer più incisivi del Paese.
In particolare, interessanti le manipolazioni dei tessuti e la sfrontatezza di Facetasm, bomber con stampe dell'ultima cena e declinazioni furniture dei tessuti che compongono le collezioni; Blackmeans con giubbotti di pelle ricoperti da borchie (pesantissimi, ma scenografici); Whiz Limited e Flaph essenziali quanto chic che riscoprono il denim e le iniziali sulle camice; Mastermind Japan con l'eterno e sempiterno stile militare e infine Phenomenon che grazie al suo attivissimo designer Takeshi Osumicura molto bene il dialogo tra street wear e passerella.
Non solo abbigliamento casual, ma anche Futuro della moda maschile, nel padiglione Futuro Maschile il focal point è la ricercatezza dell'esclusività sartoriale. Marchi per pochi, in pochi pezzi, con grande attenzione al dettaglio. Anche in questo caso, duole un po' dirlo, il più interessante di tutta la metratura si dà il caso sia Giapponese. La collezione “A Workroom” by Ryoji Okada è eccentrica, con lo spirito rock (e i tessuti orignali) anni settanta. Le giacche nascondono frasi dietro i revers, diverse fantasie accostate tra di loro in modo quasi teatrale catturano l'occhio e lo ingigantiscono anche un po'. Okada è nato a Tokyo, ma ha studiato a Londra tra I più grandi maestri di taglio sartoriale. Quando si dice, trasversalità tra culture.
Molti lamentavano una scarsa cooperazione e modi piuttosto bruschi da parte dei designer orientali, io ho solo trovato un po' di imbarazzo, dispiacere nel non capire la lingua e l'immancabile serietà, professionalità e rigore giapponese. Se conosci la cultura lo sai, inciso che mi sentivo di fare.
Non c'è tempo per riposare, da Firenze a Milano e da Milano a Parigi, collego e riassumo.
Le passerelle hanno mostrato ciò che già si comprendeva al Pitti, per lo stile che andrà di moda nell'inverno maschile 2012/2013. Il ritorno del patchwork e del denim, smuovete le nonne e rispolverate i rimasugli anni novanta, tanto colore soprattutto rosso, arancio, viola, verde bottiglia (Valentino ha fatto sfilare un completo interamente di questo colore, una meraviglia),nero e grigio.
magnifica emozione andare al Pitti!Magnifica<3!
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