Dalla Cina... con "Pietà" a Venezia.
Venezia, 4 set. - Il regista coreano Kim Ki-Duk ('Ferro 3') viene accolto in conferenza stampa con un forte applauso.
Anche alla proiezione del suo diciottesimo film, 'Pieta'' (nelle sale italiane dal 14 settembre), in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, i giornalisti si sono fatti sentire. A quattro giorni dalla fine del festival il lungometraggio di Kim Ki-Duk si candida con forza tra i piu' accreditati al Leone d'oro. Un film duro e violento che il cineasta dedica "a tutta l'umanita' perche' stiamo vivendo un momento di crisi profonda dovuta al capitalismo", commenta.
E proprio di capitalismo estremo parla il suo film "e delle conseguenze che ha sulle relazioni umane" dice il regista. 'Pieta'' e' un film che riesce a sprigionare, seguendo la vicenda dello strozzino Kang-do (Lee Jung-jii) e della donna misteriosa Mi-sun (Cho Min-soo), un caleidoscopio di sentimenti, dal dolore all'odio, dalla vendetta all'amore materno, dalla pieta' al perdono. "Il film racconta l'essenza umana e la possibile salvezza dell'umanita' attraverso il recupero di determinati valori". La vicenda narra dello strozzino cinico senza famiglia Kang-do che amputa i creditori per poter ottenere i rimborsi dovuti agli usurai da cui e' stato ingaggiato.
Un giorno bussa alla sua porta una donna, interpretata dalla bravissima Cho Min-soo dichiarando di essere la madre che lo aveva abbandonato trent'anni prima. In realta' sta solo meditando di vendicare il figlio suicida proprio a causa di un debito. Una madre che convoglia tutti i sentimenti possibili e che per certi versi rimanda al dolore della Vergine Maria dopo la morte del Cristo.
"L'immagine della Pieta' di Michelangelo mi e' sempre rimasta dentro - spiega il regista - e' un abbraccio rivolto all'umanita' carico di dolore e sofferenza". "I miei personaggi sono l'interpretazione del mondo che vedo in questo momento - afferma Ki-duk - si muovono senza radici ne' memoria, il solo interesse che hanno e' per il denaro". La violenza e' imprescindibile per il racconto? "Il lato oscuro, la crudelta' e' necessaria per poter parlare di luminosita', di valori positivi", commenta il regista che dice di essere rinato dopo il periodo di crisi esistenziale raccontato in 'Arirang'.
Foto di alcune scene del film.
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